Francesco Rutelli ha spiegato come l'Italia non dovrebbe conoscere crisi nel campo della cultura “con la nostra Conferenza, vogliamo promuovere, a partire dalle capacità tecnico-scientifiche italiane, il nostro primato per la difesa del patrimonio dell'umanità minacciato (si pensi alla catastrofe in atto in Siria). E affermare una ‘via italiana’ per lottare contro il traffico illecito dell'arte, basata sulla legalità e la cooperazione tra gli Stati e le grandi istituzioni culturali del mondo”.
La prima sessione dal titolo “Il potere della cultura per il dialogo, la cooperazione internazionale e la pace” è stata introdotta dal Presidente del Senato Pietro Grasso il quale ha sottolineato come la difesa delle testimonianze culturali richieda un impegno globale e che ''l'importanza della cultura è stata sempre riconosciuta anche sul piano diplomatico”.
Sulla necessità di “rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato” in una più ampia “logica di sistema” che preveda, tra l’altro, un “esercizio di semplificazione normativa”, ha insistito il Ministro Massimo Bray, mentre Gaetano Quagliariello ha rintracciato nel “secolo delle ideologie”, cioè dei “sistemi rigidi nei quali le idee sono governate in schemi”, la ragione della contemporaneità della categoria di diplomazia culturale.
Ha invece posto l’accento sull’accesso alle risorse come obiettivo prioritario della diplomazia culturale, Mark Donfried, che individua nella mancanza di ascolto da parte dei governi nei confronti delle comunità culturali, la causa di incomprensioni anche importanti nell'apertura dei conflitti.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino nel suo saluto ha inquadrato il tema della diplomazia culturale nel contesto europeo sottolineando l'importanza “in momento critico per il futuro del continente” - della cultura come ‘collante’ tra i popoli europei, ed ha quindi spiegato come “nessun Paese europeo possa pretendere di vincere da solo le grandi sfide della diplomazia culturale”.
La terza ed ultima sessione dal titolo “Legalità, principi etici, collaborazione internazionale: l'azione e le proposte dell'Italia per contrastare il traffico illecito di opere d'arte”, ha concluso questo importante appuntamento italiano e internazionale, cercando di quantificare il danno e le misure da prendere nei confronti del traffico illecito internazionale di opere d'arte. Le cifre non sono da poco: nel mondo, sei miliardi di dollari l'anno, secondo le stime degli organismi internazionali anticrimine.
La presidente del Maxxi ed ex ministro dei Beni culturali Giovanna Melandri ha ricordato come, nel novembre del Duemila, il presidente Clinton organizzò alla Casa Bianca un convegno su Cultura e Diplomazia in cui l'Italia giocò un ruolo rilevante.
“Il Simposio sulla Diplomazia culturale – ha spiegato Alessandro Masi – è una straordinaria occasione per rimettere in moto il Sistema Italia nel mondo per mezzo degli strumenti più efficaci a nostra disposizione, a partire dalla lingua e l’arte italiane”.
Il nostro Paese, secondo Francesco Rutelli, ha le capacità per distinguersi nella promozione di Poli culturali di rilievo, pubblici e privati: ‘motori culturali’, istituzioni, centri di innovazione, che generano sviluppo economico e occupazionale, e possono essere leader a livello internazionale, proprio con la misura dialogante e ‘non aggressiva’ che è tradizionale dell’Italia.
L’Italia ha proposto all’ONU e all’UNESCO iniziative quali i “Caschi Blu” per la salvaguardia del patrimonio culturale di interesse universale minacciato in occasione di guerre e conflitti (come accaduto, ad esempio, a Bassora, a Timbuctu, ad Aleppo e in tutta la Siria). Un tema che ha grande e drammatica attualità. L’Italia ha promosso una via originale nell’azione di contrasto del traffico illecito del patrimonio culturale. La via della legalità e della cooperazione internazionale, che esclude sia il patriottismo propagandistico per la restituzione del patrimonio trafugato, sia un inaccettabile laissez faire guidato da meri interessi commerciali. L’Italia promuove attivamente – nell’ambito delle leggi in vigore e della Convenzione UNESCO del 1970 – il contrasto dei delitti contro il patrimonio artistico (uno dei settori più redditizi per il crimine internazionale) e il recupero delle opere d’arte trafugate attraverso strumenti legali, l’azione delle forze dell’ordine, il potenziamento di sofisticate banche dati e, soprattutto, l’affermazione di parametri etici condivisi a livello internazionale. L’Italia realizza concrete forme di cooperazione tra Stati e istituzioni pubbliche e private per associare alle restituzioni del patrimonio trafugato delle collaborazioni permanenti in campo archeologico, accademico, formativo, del restauro, della realizzazione di mostre e pubblicazioni; con prestiti, anche a lungo termine, che assicurino la partecipazione e il godimento del pubblico in tutti i paesi e i Musei interessati.
Questa ‘via italiana’ ha portato a notevoli risultati, e potrebbe essere condivisa con maggiore forza a livello internazionale. Il I Simposio sulla Diplomazia Culturale ha posto la prima pietra per realizzare un ponte di dialogo e cooperazione a difesa del Patrimonio culturale.