Il dramma umanitario della Siria è una valida ragione per ignorare il disastro della distruzione di uno dei Patrimoni culturali più importanti al mondo? No.
Le vittime del conflitto siriano (ben oltre centomila), i milioni di profughi e rifugiati, e le preoccupazioni per la ricerca di una difficile soluzione politico-diplomatica esigono la massima dedizione della comunità internazionale. Ma perché una tenace patina di silenzio circonda il tremendo bilancio di devastazioni e traffici illeciti a danno di questo inestimabile, irripetibile Patrimonio dell’Umanità?
Non c’è bisogno di avere visitato personalmente, ad esempio, Palmira, le città antiche di Damasco e di Aleppo, Crac des Chevaliers, Bosra, Qalat Salah El-Din, i 40 antichi villaggi del Nord che erano stati inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO (e sono invece oggi tra i Siti maggiormente in pericolo); bastano nozioni minime di Arte e Storia per vivere con angoscia questa situazione, che trafigge un paese segnato da plurimillenarie civiltà: la patria del primo alfabeto, di città-stato vive già nel terzo millennio avanti Cristo, di città carovaniere, mirabili monumenti; il centro dell’impero Omayyade, il cuore dello scisma nell’Islam tra sciiti e sunniti, il luogo di nascita di tre Imperatori e sette Papi romani. Ma la distruzione di Moschee, Suk, di siti in cui tuttora si parla in aramaico (la lingua di Gesù) sembra non interessare, non emozionare quasi nessuno al mondo. Noi ci ribelliamo ad un falso realismo, che vorrebbe contrapporre la preoccupazione per gli esseri umani colpiti dal conflitto e quella per il Patrimonio culturale: in realtà, occorre constatare l’offesa mortale ad entrambi questi valori dell’umanità, e per entrambi battersi. Chi vede il film "Monuments Men" resta colpito dal coraggio di quei militari americani che misero in salvo parte del patrimonio artistico trafugato dai gerarchi nazisti, 70 anni fa. Noi italiani conosciamo altri Eroi della tutela del Patrimonio culturale e sappiamo di avere speciali responsabilità per l’eredità storico-artistica che abbiamo ricevuto. Eppure, quello che accade oggi in Siria sembra non colpire l’immaginazione, né suscitare un’adeguata reazione, a partire dalle organizzazioni internazionali, le cui azioni sono fin troppo deboli.
Con questa
Campagna proponiamo di reagire, e di agire. Subito.